Giorgio La Pira
Oggi propongo un'approfondimento su un grande siciliano, faro per tutti i politici d'ispirazione cristiana, Giorgio La Pira.
Cominciamo con una sua citazione che ci introduce nel pensiero Lapiriano: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».
Avrete capito sicuramente di cosa parleremo.
Ma andiamo alla sua biografia:
Cominciamo con una sua citazione che ci introduce nel pensiero Lapiriano: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».
Avrete capito sicuramente di cosa parleremo.
Ma andiamo alla sua biografia:
Giorgio La Pira nacque il 9 gennaio 1904 a Pozzallo
(provincia di Ragusa), in Sicilia, primogenito di una famiglia di umili
condizioni sociali. Nel 1921 conseguì a Messina il diploma di ragioniere, nel
1922 anche la maturità classica con la preparazione del professore di italiano
Federico Rampolla del Tindaro, che lo indirizza a proseguire gli studi in
giurisprudenza.
Il giovane La Pira è affascinato da Gabriele D'Annunzio e
Tommaso Marinetti, dal loro ideale di cambiamento, legge molto e si avvicina ad
altre esperienze, condividendole con il suo gruppo di giovani amici di cui
fanno parte anche Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti, futuro rettore
dell'Università di Messina.
La Pira era rimasto fortemente colpito dall'ascolto di un
coro di suore, ivi intuisce una dimensione ulteriore, ma occorre attendere la
Pasqua del 1924 affinché l'intuizione diventi conversione. Data segnata in
calce sul suo Digesto, strumento di lavoro quotidiano per un docente di diritto
romano.
Giorgio La Pira nacque il 9 gennaio 1904 a Pozzallo
(provincia di Ragusa), in Sicilia, primogenito di una famiglia di umili
condizioni sociali. Nel 1921 conseguì a Messina il diploma di ragioniere, nel
1922 anche la maturità classica con la preparazione del professore di italiano
Federico Rampolla del Tindaro, che lo indirizza a proseguire gli studi in
giurisprudenza.
Il giovane La Pira è affascinato da Gabriele D'Annunzio e
Tommaso Marinetti, dal loro ideale di cambiamento, legge molto e si avvicina ad
altre esperienze, condividendole con il suo gruppo di giovani amici di cui
fanno parte anche Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti, futuro rettore
dell'Università di Messina.
La Pira era rimasto fortemente colpito dall'ascolto di un
coro di suore, ivi intuisce una dimensione ulteriore, ma occorre attendere la
Pasqua del 1924 affinché l'intuizione diventi conversione. Data segnata in
calce sul suo Digesto, strumento di lavoro quotidiano per un docente di diritto
romano.
Tale intuizione si tramuta in bisogno di comunione,
desiderio di consacrazione che sarà appagato divenendo terziario domenicano già
nel 1925, a Messina, assumendo il nome di Fra Raimondo, nel primo nucleo di
terziari fondato dal padre Enrico de Vita OP in Sicilia, e successivamente,
grazie ad una speciale dispensa anche terziario francescano attraverso la
fondazione dell'Istituto della Regalità voluto dal francescano Padre Agostino
Gemelli. La Pira sceglie di essere "libero apostolo del Signore",
come lui stesso si definisce cercando la sua missione nella società.
Nel 1926 si trasferisce a Firenze seguendo il professor
Emilio Betti, relatore della sua tesi di Diritto romano; qui, in qualità di
terziario La Pira viene ospitato presso il convento domenicano di San Marco, si
laurea con lode presentando una tesi sulla successione ereditaria. L'anno dopo
divenne professore supplente di Diritto Romano all'Università di Firenze e nel
1934 diventa ordinario. Fonda la "Messa di San Procolo", per
l'assistenza materiale e spirituale dei poveri.
Nel 1939 fonda «Principi», rivista in lingua latina volta
alla difesa dei diritti della persona umana, critica il fascismo e condanna
apertamente l'invasione della Polonia. La rivista è soppressa dal regime. In
quegli anni tra i suoi studenti c'è anche il sociologo Franco Fortini. La Pira
crea nel 1943 il foglio clandestino San Marco. Il regime fascista lo avverserà
e costringerà La Pira ad interrompere le pubblicazioni. Nel luglio dello stesso
anno prese parte ai lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli.
In seguito è ricercato dalla polizia e fugge prima a Siena e
poi a Roma. Tornerà alla sua vita fiorentina nel 1945.
Nel 1946 viene eletto all'Assemblea costituente ed è parte
integrante del nucleo centrale del "dossettismo": nello stesso anno
insieme a Giuseppe Dossetti e ad altri, fonda l'associazione Civitas Humana; fa
parte della cosiddetta "comunità del porcellino", collabora alla
rivista "Cronache Sociali". Il gruppetto di sodali è formato da
Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, La Pira, Giuseppe Lazzati.
La Pira svolge un'opera apprezzata nell'ambito della
"Commissione dei 75", specialmente nella redazione dei Principi
Fondamentali. L'attuale Art. 2 della Costituzione viene modellato attorno alla
sua proposta iniziale. L'Articolo 2 della Costituzione Italiana recita: «La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e
richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale».
La sua Relazione alla Sottocommissione I accostò la
centralità dell'individuo secondo la tradizione cristiana alla religione di
Stato di stampo hegeliano realizzata dal fascismo in Italia. A causa di tale
esperienza storica trovava necessaria una specifica menzione dei diritti umani
nella Costituzione italiana, per la prima volta nella storia dell'Occidente.
La Pira Sindaco
Il 6 luglio 1951 è eletto sindaco di Firenze. Tra i suoi
primi atti volle, come gesto simbolico della sua linea politica, conferire al
galeatese don Giulio Facibeni il titolo di Cittadino Benemerito di Firenze per
la sua Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa.
Sarà sindaco per due momenti: 1951-1957 e 1961-1965. Tra le
principali realizzazioni si ricordano la ricostruzione dei ponti Alle Grazie,
Vespucci e Santa Trinita distrutti dalla guerra, la creazione del
quartiere-satellite dell'Isolotto, l'impostazione del quartiere di Sorgane, la
costruzione di moltissime case popolari, la riedificazione del teatro comunale,
la realizzazione della centrale del latte, la ripavimentazione del centro
storico. Firenze venne dotata di un numero di scuole tale da ritardare di
almeno vent'anni la crisi dell'edilizia scolastica in città.
Con La Pira Firenze si gemella con Filadelfia, Kiev, Kyoto,
Fez e Reims. Il segretario generale dell'ONU U Thant e l'architetto Le Corbusier
vengono nominati cittadini onorari di Firenze. La Pira cerca di promuovere a
Firenze il Comitato internazionale per le ricerche spaziali, una tavola rotonda
sul disarmo, iniziative tese a mettere in luce il valore e l'importanza del
terzo mondo e degli emergenti stati africani. Fra i protagonisti di queste
iniziative c'è Ernesto Balducci. La Pira invita a Firenze il Presidente del
Senegal Léopold Senghor. Per primo lancia l'idea dell'università europea da
istituire a Firenze.
La Pira nel 1952 organizza il Primo Convegno internazionale
per la pace e la civiltà cristiana. Da esso ha inizio un'attività, unica in
Occidente, tesa a promuovere contatti vivi, profondi, sistematici tra esponenti
politici di tutti i Paesi. Nel 1955 i sindaci delle capitali del mondo siglano
a Palazzo Vecchio un patto di amicizia. A partire dal 1958 organizza i Colloqui
mediterranei cui partecipano, tra gli altri, rappresentanti arabi ed
israeliani. Nel 1959 La Pira, invitato a Mosca, parla (dopo il benestare papale,
ma non quello del Ministro degli esteri italiano) al Soviet Supremo in difesa
della distensione e del disarmo.
Negli anni difficili della crisi tra Stati Uniti e Unione
Sovietica riuscì a far riunire a Firenze la nona sessione della tavola rotonda
Est-Ovest sul disarmo. Nella città di Adjubei ricevette uno dei massimi
dirigenti dell'Urss e la figlia di Krusciov.
Durante la guerra del Vietnam organizzò un simposio a
Firenze, dal quale venne lanciato un appello per la pace.
Compì un viaggio ad Hanoi facendo tappa a Varsavia, Mosca,
Pechino, riuscendo ad ottenere una proposta di pace che naufragò a causa di
un'anticipazione sui giornali statunitensi.
A Palazzo Vecchio, nel 1958, ricevette la più alta autorità
di Pechino. Destò scandalo e ilarità lo spiritoso saluto: Dica al suo Governo
che la Repubblica popolare di San Procolo riconosce la Repubblica Popolare di
Cina. È necessario ricordare che all'epoca la Repubblica Italiana riconosceva
l'autorità della Repubblica di Cina (Taiwan) come unico governo legittimo
cinese.
Nel 1965 si reca in Vietnam e incontra di persona Ho Chi
Minh. Lavorarono insieme a una bozza di accordo bilaterale, ma la proposta sarà
rifiutata l'anno dopo, quando il presidente degli USA Johnson ricevette da La
Pira e Fanfani il messaggio di Ho Chi Minh. Alla conclusione della disastrosa
esperienza bellica, gli USA accettarono condizioni decisamente più sfavorevoli
di quelle proposte nella sua mediazione, conferma La Pira stesso.
La Pira servo di Dio
Giorgio la Pira si forma spiritualmente nell'Azione
Cattolica Italiana; di ferrea formazione domenicana è importante anche il
legame con la spiritualità francescana, come testimoniano le sue molteplici
visite a La Verna, Assisi, ove ebbe frequentazione e rapporti epistolari con il
presidente degli studi francescani Arnaldo Fortini e di conseguenza la
devozione a santi francescani, quali Camilla da Varano, ossia la beata
Battista. La spiritualità lapiriana è incentrata sulla visione profetica della
storia (Mutuata dal profeta Isaia) e del tempo presente in cui continua
l'azione di Dio. Partendo dalla attualità della Resurrezione, descritta come
"Lievito trasformatore della realtà cosmica e storica", La Pira pone
la figura di Cristo, vivente, come riconciliatore dell'uomo con Dio: attraverso
l'incarnazione, ogni problema umano è visitato, nobilitato, riscattato, non
solo una volta per tutte, ma continuamente nel corso della storia. A Cristo,
sostiene La Pira, deve assimilarsi attraverso la grazia, come dice san Paolo,
ogni fedele, nella sua vita attiva ed interiore. La Pira considera imperante la
dimensione contemplativa nella vita interiore, di cui, considerato il suo
impegno prevalentemente pubblico, sente la mancanza. Non ne dimentica invece
l'importanza, come attestano le lettere al Carmelo (vedi nelle opere) in cui
continuamente chiede che l'impegno politico sia accompagnato dall'impegno
spirituale. La profonda azione sociale è, infatti, fondata sul comandamento
dell'amore, inteso come la realizzazione del Corpo mistico della Chiesa nella storia
dell'umanità.
Nel 1986 sotto papa Giovanni Paolo II è stata avviata la sua
causa di beatificazione. A Firenze alcuni lo indicano come il "sindaco
santo", come lo chiamavano i poveri della Messa di San Procolo. Il 4
aprile 2005 si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione. Al
termine i documenti sono stati inviati in Vaticano. A fine ottobre 2007, in
previsione del trentennale della sua morte, le sue spoglie sono state traslate
nella chiesa fiorentina di san Marco.
Al di la dall'essere credenti o meno, sarete d'accordo con me nell'avere nostalgia di un uomo di tale levatura etica e morale.
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